Ognuno custodisce dentro di sé un mondo fatto di pensieri, dubbi, interrogativi: è quello scorrere dell’esistere che sempre accompagna, in particolare, la voce dei poeti, attenti a osservare, sentire fino all’eccesso i palpiti dell’universo, e a traslare i moti dell’animo dal piano del puro percepire soggettivo, privato, a quello pratico e visibile del segno grafico della scrittura. L’animo del poeta diviene così una importante e necessaria cassa di risonanza che consente a quel rumore che alberga all’interno di trasformarsi in verso poetico. Non a caso Nicola Gullo intitola la sua silloge Dentro il mio rumore. 
Ed è così che i versi dell’autore si trasformano in quella ricerca di equilibrio e di senso che diviene alito di vita e armonia. È percepibile in tutta la raccolta, sia nei componimenti che nei quattro racconti a conclusione del testo, un senso di smarrimento e di ricerca di un approdo che possa in qualche modo placare l’inquietudine del poeta che trova nella stessa poesia quell’àncora salvifica che diviene balsamo e possibilità. L’autore riflette sulla fragilità, fugacità e caducità del suo essere, anelando all’eterno, come appare evidente nella poesia La ruota del Destino: «E ritorno ad essere / brevità che ambisce l’eterno. // Nel tempo della vita / il tempo saetta lineare / e tra guizzi / scorgo fragile / un equilibrio di dualità. // Nascita, Morte / Estate, Inverno / Dolce, Amaro. // E tutto scorre / per un attimo / per sempre // La rotta / senza bussola / né porto». Il nostro vagare su questo sentiero terreno – sembra voler comunicare l’autore – è instabile e incerto, e noi siamo attori di un copione che non abbiamo scritto né desiderato, e siamo lì, a subire i “capricci” del destino che “gioca” con le nostre vite, ignari di ciò che l’esistenza terrena ci riserva. Eppure tale consapevolezza non impedisce al poeta di fare il suo gioco immaginando, sognando, sperando, credendo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NICOLA GULLO