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Il romanzo, liberamente ispirato al mondo della comunicazione virtuale è ambientato in un luogo fantastico collocato nel periodo che si appartiene agli albori di internet, prima dell’avvento dei social così come li conosciamo oggi, quando le prime chat anonime irruppero nella quotidianità di una utenza numerosa e variegata quanto impreparata a gestirne e comprenderne appieno le dinamiche e il fenomeno. Un fenomeno che, con le sue caratteristiche di anonimato e la rarefazione della comunicazione interpersonale, offriva un terreno fertile alla sperimentazione di ruoli e identità fittizie. Dotarsi di un nickname anonimo da cui essere rappresentato in chat era come dar vita a un doppio di se stessi, una sorta di gemello buono o cattivo che si identificava con il proprio e con l’altrui immaginario in chiave virtuale. Dal punto di vista sociale, un autentico fenomeno di costume, un “passatempo” che andava a coinvolgere migliaia di persone in ogni parte del mondo con il rischio concreto di una possibile alienazione dalla vita di tutti i giorni e perdita di contatto con la realtà. Poteva succedere infatti che il doppio, il ”gemello” liberato nel virtuale diventasse più reale ed “originale”, nella sua essenza, di quanto non fosse mai stato o avrebbe mai potuto essere il suo doppio reale nella vita di tutti i giorni. Del resto il dr. Jekyll avrebbe, forse, mai potuto essere anche mr. Hyde se quest’ultimo non avesse già avuto atavica dimora dentro di sé?

 

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Doppelgänger

 

Dotarsi di un nickname da cui essere rappresentato in chat era come dar vita a un Doppelgänger .

Culturalmente il Doppelgänger simboleggia la natura dualistica - reale o apparente - che caratterizza ogni organismo biologico in cui dimori una coscienza.

Un concetto antico e complesso quanto la stessa società umana che ritroviamo in Psicoanalisi (concetto freudiano di Das Unheimliche), nella Cultura Popolare (opere di fantascienza e fantasy), in Letteratura (“Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde” di R. Louis Stevenson – “Il compagno segreto” di J. Conrad – “Il ritratto di Dorian Gray” di O.Wilde ecc. ecc).

Un doppio di qualcuno, dunque, che nella vita di tutti i giorni continuava a mangiare, respirare, lavorare, camminare, mentre nelle chat - grazie all’identità alternativa che ciascuno poteva crearsi con il nickname - diventava il “gemello” buono o cattivo, a seconda dei casi, liberandosi da ogni freno inibitore e da ogni condizionamento.

Poteva accadere, per esempio, che nel mondo di tutti i giorni si fosse una persona schiva, con problemi relazionali e che in chat, invece, si avesse un doppio egocentrico e senza alcun problema a relazionarsi, quasi che il “gemello” virtuale, in virtù di questa condizione “privilegiata”, si liberasse dai vincoli e dalle restrizioni che opprimevano il suo doppio nella vita reale.

Un modo per esternare istanze psicologiche precedentemente soffocate, utilizzando la chat come rudimentale terapia di gruppo o, piuttosto, una maniera per liberare e legittimare gli istinti più nascosti di un alter ego celato anche a se stessi?

Al di là della filosofia più o meno spicciola di queste considerazioni e al di là della visione romantica che si può avere di quel mondo fantastico, la ripercussione di questo stato di cose nella vita di tutti i giorni poteva diventare potenzialmente destabilizzante, soprattutto per la carenza di una esperienza pregressa che aiutasse i molti a gestire una situazione assolutamente nuova. Come mettersi improvvisamente alla guida di un autoarticolato dopo aver guidato per anni una utilitaria.

Il Doppelgänger virtuale si nutriva, per forza di cose, della “carne e del sangue”, intese come energia psichica, del suo doppio reale che, dall’altra parte dello specchio, sbiadiva e impallidiva finché, in calcio d’angolo e con un grandissimo sforzo di volontà, non rientrava in sé cancellando il suo alter ego.

In una ipotetica ed ideale lotta per la sopravvivenza poteva succedere, però, che a soccombere non fosse la copia, ma l’originale anche se… chi poteva veramente stabilire quale fosse la copia e quale l’originale?

 

 

 

ANNA MONTELLA

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