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Cara Enrica, leggendo le tue poesie, ho gettato qualche disordinata e fugace impressione che non vuole essere null’altro che la emozione scaturita dalla “mia personalissima” lettura delle tue poesie. Nessuna analisi fine a se stessa, nessuna esegesi, soltanto l’esplicitazione di una armonia fluita in me insieme al tuo canto. 

 

“Su, lira divina, parlami, fa risuonare la tua voce” (Saffo)

 

“Cadenza dell’indefinibile

Dalle corde vibranti poesia Dalle voci mescolate al silenzio, Invenzione di tempi nuovi

Da affidare alla musica futura” 

 

[A Irma Ravinale, Elegia del silenzio]

 

Il canto poetico si abbevera soprattutto alle sorgenti della forma più che a quelle di un sistema concettuale. Quando parliamo di poesia, la forma è di per sé ambigua, perché il suo linguaggio è una realtà che si può scorrere senza indugiare, estrinsecazione di un pensiero che risuona parallelo alla sua sostanza e che porta anche in sé i germi dell’arte più priva di significati esterni, quale è la Musica. E solo la poesia ha la possibilità di evocare ciò che la musica dice oltre un brumoso e ipnotizzante “senso”. La loro corrispondenza è magica e antica. Euterpe e Tersicore camminavano insieme in un alito congiunto. Un soffio dove l’uno alimentava il Melos dell’altro e viceversa. Così trovo l’accesa armonia dei versi di Enrica. Un canto al femminile, suggerito, evocato, ispirato dalla musica e dalle donne della musica:

 

(...) “E concepisci il tuo canto

Del coraggio solitario in nome

Degli innumerevoli talenti

Di donnità ancora inespressi

Nell’insaziata vitalità patita” (...)

 

[A Clara Bic Schumann, Piano concerto opera 7]

 

Ma diventa anche meditazione lirica, serenamente infuocata dal femmineo pathos di Tchaikovsky:

 

“(...) Resta il caldo balsamo di uno strumento.

timido, voce solitaria sulle tracce

di un’armonia esausta che si interrompe

e svanisce nella pace incredula

di un luminoso mistero.” 

 

 

Se la traduzione della poesia dispone di un vocabolario assolutamente inadeguato, tanto che l’essenziale si perde o più spesso carezza solo l’approssimazione, le impressioni poetiche di Enrica - meditazioni sul flusso musicale - realizzano la sua personalissima ma naturale equivalenza tra armonie consonanti. Così la voce del poeta dona parola lirica ai diversi capolavori musicali, in un processo tanto immediato quanto raro nella storia della letteratura. Nei secoli l’abbraccio tra gli slanci del suono e quelli della parola sono avvenuti soprattutto in forma di rivestimento della parola attraverso il suono, od anche in forma di traduzione madrigalistica. Enrica realizza un continuum emotivo, una intonata coda, nobilmente meditativa, all’opera musicale, generando una complessiva architettura dell’anima. 

La musica della poesia risponde alla poesia della musica, al sogno del compositore, come reciproca metafora innamorata. Segno questo di una sua intima analogia. Il linguaggio delle Muse ha da sempre eletto sorelle musica e poesia. Così come l’aedo canta la sua poesia, Enrica canta poeticamente la sua interiore follia interpretativa scatenata dalla forza della grana sonora. Le sue liriche nella loro stessa essenza, non sono solamente legate alla musica della lingua, ma fanno corpo con le geometrie vibranti degli autori da lei eletti.

Ecco, questo è il mio sentire sulla germinazione delle interlocuzioni poetiche de “La Musica segreta delle donne”. E la raccolta in contrappunto, “La Musica Segreta delle Parole”. L’impegno del poeta è quello di donare, attraverso un altro canto, il suo amore per l’Arte dei suoni. E questo può accadere solo perché la poesia non può che essere composta delle stesse molecole della musica. Due anime nate dallo stesso humus divino. Un perfetta coincidenza di voci. Un respiro lirico che sgorga dalla felice sofferenza dell’ascolto, dove l’emozione detta gli slanci poetici. Come un alito incantato. Ora da Schumann ora da Chopin, ora da Mendelssohn. Il disegno sonoro in versi esplicita ciò che fa parte del portato emotivo e della fascinazione delle facoltà volitive procurate dalla musica, abbattendo i confini tra i due mondi. Ne nasce una scrittura in versi che levita verso le luci delle architetture sonore create dal compositore o dalla compositrice. Pochi saprebbero meglio dare alla musica questa intensità e levità di versi. Enrica ama arricchire le sue poesie di elementi presi direttamente dal mondo musicale. Omaggio apertamente reso ad un’arte che ama profondante. Ma questi riferimenti hanno valore di simboli, come gli strumenti di cui si servono i generosi «donatori di serenate». 

 

Alessandro Anniballi 

La musica segreta

SKU: 978-88-33871-56-1
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