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Vi sono versi roboanti, appariscenti, di effetto, quasi un vestito sgargiante che cattura lo sguardo. Poi vi sono versi di altro genere: sobri, manierati, quasi sussurrati, ma che hanno il pregio di andare oltre la vista e di raggiungere l’anima e colà sopirsi, in attesa di un risveglio, che non avviene solo in occasione del “Desio che intenerisce il core”, ma si manifesta più e più volte, ogni giorno della nostra vita, dinanzi alla grandiosità di un paesaggio, al mendicante che dorme dentro un loggiato, alla ineluttabilità della morte, al miracolo di una nascita.

In sintesi, dinanzi al significato profondo dell’esistenza.

Ecco, questo è ciò che ho “com-preso” nei versi di Francesca Andruzzi, perché come mi insegnò un grande maestro, il mio Professore di Latino e Greco, per comprendere – vale a dire, apprendere con l’intimo – un componimento (l’Andruzzi, con grande sobrietà e modestia, non ama chiamare i suoi scritti poesie, bensì componimenti), occorre non leggere, sic et simpliciter, ciò che l’inchiostro sulla carta fa vedere, ma incedere e soffermarsi tra le righe e mettersi in ascolto, con tutti i sensi vigili, della musicalità del sublimato, dell’intimità della confessione, poiché in tutto ciò che scriviamo, lasciamo, in un eterno rinnovarsi, una parte di noi, una spirituale invocazione ad essere recepiti, un frammento della nostra storia, del nostro vissuto.

 

 

ANDRUZZI

RIMANDO

SKU: 978-88-33873-13-8
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