Cosa resta della poesia in un mondo, sempre connesso, ipertecnologico, globale, virtuale, fluido, veloce, apparente?
Un luogo in eccesso dove l’istante accumula, sovrappone, brucia parole, significati, emozioni in un reale frammentario, che promette tutto e tutto insieme, un molteplice di cui residua poco.
C’è ancora tempo per il leggero, fresco alito della poesia che tocca l’anima e si inscrive nell’essere?
È la domanda che inevitabilmente ci si pone alla pubblicazione di un nuovo scritto poetico.
 
MICHELA CAPASSO