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Per me la poesia deve lasciare un segno, meglio se un solco profondo che arriva vicino alla carne. Deve creare quello strano bisogno di toccare compulsivamente una ferita, fa male ma non si riesce a fare a meno. La lingua batte dove il dente duole dice il proverbio, è vero? Perché abbiamo così bisogno di far sentire del dolore al nostro corpo? Perché farlo provare anche all’anima? Credo che sia perché abbiamo sempre bisogno di sentirci vivi e di cercare in noi nuove emozioni. Quando ho letto per la prima volta le poesie di Alessandra Angelini la mente è corsa ad un’intervista che ho avuto modo di fare a Nicola Manzan, pregiato musicista che aveva da poco composto “La città del disordine”. Un’opera di grande pregio che ha messo in musica le cartelle cliniche di un vecchio manicomio della Reggio Emilia tra fine dell’Ottocento e inizio Novecento. 

 

Sheyla Bobba

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALESSANDRA ANGELINI

BIOPSICHEDELIA DELL'ANIMA

SKU: 978-88-33874-08-1
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