Una notte, dopo aver fatto ancora l’amore con la donna con rabbia, con
passione e con violenza, incapace di sopportare senza reagire quel suo
innocente donarsi, quel suo sorriso appagato dall’amore che provava per
lui e che sapeva di non poter dominare strinse il suo collo con forza gli
occhi fissi nei suoi, che si andavano spegnendo con stupore e con paura,
fin quando non capì dalla sua immobilità e da un ultimo tremito che ormai
era morta.
Rimase fin quasi all’alba a vegliare ed accarezzare quel corpo finalmente
domo che si andava irrigidendo a poco a poco e che solo ora sapeva di
poter amare completamente senza paure e senza sussulti. Così come, anni
dopo, avrebbe fatto con le ragazze dei fiori dopo aver spento in loro l’af-
flato della vita e divenute così, nella sua follia, icone del suo dolore. Baciò
tremante il suo viso, le sue mani, i suoi seni, il suo ventre. Finalmente
padrone della situazione, non serbava rimorso per quanto compiuto ma,
anzi, aveva la certezza di aver donato finalmente purezza a quella donna
che aveva a modo suo così tanto amato. Partì da quel piccolo villaggio
dell’Auvergne sperduto tra i monti rientrò in Italia. Durante la strada che
si avvolgeva tra i monti quella notte si fermò ai margini di una radura e,
sopraffatto dall’emozione si consegnò al pianto. Pianse lungamente con
singulti che foravano il nero della notte e che si perdevano con echi di
tuono lungo la vallata. Pianse per sé stesso, per la sua solitudine, per il
suo inesausto desiderio di giustizia che la sua malattia, di cui non aveva
coscienza, ingigantiva nel suo cuore. Se don Giovanni e Casanova erano
diventati famosi per le loro molteplici avventure con le donne, lui sarebbe
diventato il don Giovanni e il Casanova della morte...
 
Aldo Silva